Borse 19 novembre. Il coronavirus ‘pesa’ sui mercati. Al ribasso nel Vecchio Continente. Tokyo chiude in negativo.
MILANO – Borse 19 novembre. Dopo la spinta dei vaccini, i mercati europei ritornano in rosso per l’emergenza coronavirus. La seconda ondata continua a pesare sugli indici del Vecchio Continente e le prospettive per il futuro non sembrano essere rosee.
Borse 19 novembre
Con la chiusura in rosso di Wall Street, le Borse asiatiche hanno registrato un andamento contrastato. In negativo sia Tokyo (-0,36%) e Hong Kong (-0,53%). L’unica a registrare un rialzo è stata Shanghai (+0,47%)
Dopo l’apertura in negativo, il resto della giornata non ha portato ad un cambio di passo come sperato in Europa. Piazza Affari al termine della seduta ha lasciato per strada lo 0,4%, confermandosi la Maglia Rosa del Vecchio Continente. Male anche Parigi (-0,67%), Londra (-0,77%) e Francoforte (-0,88%).
Alla chiusura dei mercati europei, andamento contrastato a Wall Street. Il Dow Jones segna un rosso dello 0,5%. Il Nasdaq in rialzo dello 0,4%. Nella seconda parte di giornata i due indici hanno cambiato passo guadagnando rispettivamente lo 0,15% e lo 0,87%.
Spread sopra i 120 punti, petrolio in calo
Lo spread è ritornato a salire. La chiusura del differenziale è avvenuta a 120 punti base. L’euro è passato di mano a 1,1843 dollari e 123,09 yen.
Per quanto riguarda le materie prime, il petrolio ha registrato un calo. Il contratto Wti ha lasciato per strada lo 0,65% a 41,55 dollari al barile. Male anche il Brent (-0,45%) a 44,14 dollari.
Lagarde: “Seconda ondata toccherà duramente l’economia”
L’andamento negativo è condizionata dall’audizione al Parlamento europeo da parte di Christine Lagarde. “L’economia della zona euro – ha affermato la presidente della Bce, riportata da La Repubblica – sarà toccata severamente dalle conseguenze del rapido aumento dei contagi e dal ripristino delle misure di contenimento […]. Il pacchetto Next Generation EU deve diventare operativo senza indugio. Le risorse aggiuntive possono facilitare politiche fiscali espansive, in particolare nei Paesi dell’area dell’euro con un margine di bilancio limitato“.